Prima di analizzare a fondo il rating ovvero la pagella che gli Istituti Bancari rilasciano per valutare le aziende è il caso di rispondere a questa domanda:
Che cos’è il rating?
Per rispondere a questa domanda, che può anche apparire ovvia, è necessario che ti porti dietro le quinte della Banca. Il rating viene prodotto dall’ufficio Rischi sulla base di modelli matematici e statistici complessi, il cui fine è quello di prevedere i tassi di default (fallimento e perdita potenziale) futuri sulla base dello storico dei dati a disposizione (abitudini di pagamento, patrimonio, andamento del settore di appartenenza, ecc.). Una volta messo a punto con una serie di test, viene sottoposto al giudizio della Banca d’Italia e, una volta “validato e approvato” può essere adottato in via definitiva.
In poche parole può essere definito come un voto che esprime quanto un’azienda è affidabile dal punto di vista finanziario (riuscirà a restituirmi i soldi?).
Da quel momento è l’ufficio Crediti che assume il controllo del meccanismo e stabilisce come utilizzarlo nei confronti della clientela, fissando le linee guida della politica creditizia, confrontando il rating con dati come la dimensione del cliente (o il segmento), il settore di appartenenza e la forma di finanziamento (a breve o a lungo termine, con garanzia o senza).
È da qui in poi che le cose si fanno interessanti per le imprese, perché ciò che effettivamente conta è l’applicazione delle regole creditizie all’attività commerciale. Mi spiego con un piccolo esempio:
Ipotizziamo che il sistema di rating preveda una scala con 14 livelli (alcune banche ne hanno anche di più). È pressoché impossibile utilizzare una scala a 14 gradi nell’attività quotidiana di rapporto con le aziende svolta dalla rete delle filiali: hanno bisogno di regole semplici e non troppo macchinose. A questo punto è molto probabile che nelle istruzioni date alle filiali i 14 gradi vengano accorpati in 3 gruppi, dove i primi due comportano maggiore libertà d’azione perché i rating sono da molto positivi a positivi, mentre il terzo gruppo comporta forti restrizioni o addirittura una linea di politica creditizia propensa alla riduzione del rischio (non ti rinnovo le linee di credito/ alzo gli interessi per disincentivare la prosecuzione del rapporto).
Ora, a te direttamente NON serve capire tanto COME il rating viene calcolato, piuttosto è importante CONOSCERE IL VOTO che la Banca ha dato alla tua azienda per capire effettivamente quali potrebbero essere le politiche di credito che verranno adottare nei tuoi confronti
Occorre quindi informarsi periodicamente con la propria banca su come evolve il rating della propria azienda.
La tendenza del sistema bancario è quella di sviluppare rapporti con aziende con un rating buono, disincentivando in tutti i modi i rapporti con imprese con rating basso. NON conoscere il proprio “voto” equivale ad andare alla cieca.
Come si formano i rating assegnati alle imprese?
L’imprenditore non si deve preoccupare della complessità dei livelli alla base dei rating. Per lui è sufficiente sapere che il voto che la Banca gli assegna mette insieme 3 componenti con pesi diversi:
- il rating di bilancio, il quale si basa su principi generali di finanza aziendale (struttura patrimoniale, redditività, indici di bilancio ecc.) e sull’analisi comparativa del bilancio rispetto a valori ritenuti adeguati per il particolare settore . Il rating di bilancio viene calcolato e modificato una volta all’anno in occasione della presentazione del nuovo bilancio;
- il rating “andamentale” si basa sulla movimentazione del conto corrente, sulle transazioni processate dalla singola Banca e su informazioni derivate dalla Centrale Rischi di Banca d’Italia. Il rating andamentale può essere aggiornato anche mensilmente e registra fenomeni di breve periodo come il grado di utilizzo degli affidamenti che, se supera il 70/75 % ,denota una certa tensione della tesoreria, gli sconfinamenti sulle linee accordate (da evitare assolutamente), la percentuale di insoluti sulle ricevute bancarie presentate allo sconto,ecc;
- il giudizio qualitativo che viene prodotto tramite un questionario che il tuo Gestore deve compilare intervistandoti per rilevare informazioni e fattori che non sono presenti in bilancio, ad esempio la tipologia e la concentrazione di clienti e fornitori, la struttura organizzativa, la posizione competitiva nei vari mercati per ciascuna linea di prodotto e la presentazione di beni immateriale (marchi, brevetti,ecc .
Nella formazione del giudizio finale il rating di bilancio e quello andamentale hanno un peso importante, mentre gli aspetti qualitativi hanno un’incidenza non superiore al 10-20% .
I rating potrebbero essere diversi da Banca a Banca perché il rating “andamentale” si basa su movimentazioni specifiche registrate da uno specifico Istituto di Credito.
Ricapitolando: MIGLIORE è il rating MIGLIORI sono le possibilità che la Banche ti offrano condizioni migliori. NON conoscere il proprio voto è uno svantaggio gravissimo! Chiedi periodicamente il tuo rating alla tua Banca di riferimento.
A presto!
Paolo Coluccelli